Elena e la croce di Cristo.
Incuriosito dalla puntata dell’8 novembre di “una giornata Particolare” programma nella quale Aldo Cazzullo fa rivivere in un appassionate viaggio in una giornata cruciale un personaggio storico ; un giorno che ha segnato o cambiato la storia.
La puntata che mi ha spinto a vedere alcuni luoghi e stata quella della Battaglia di Ponte Milvio tra Imperatore Costantino e l’usurpatore Massenzio.
Nella puntata la protagonista che mi ha colpito e Elena madre di Costantino che ben prima del figlio si converti al cristianesimo e andò a Gerusalemme in cerca della croce.

La chiesa che visistiamo è la chiesa Santa Croce di Gerusalemme dove troviamo la statua di Elena la Mamma di Costantino la leggenda e riguarda non tanto i vari ritrovamenti e gli scavi da lei ordinati, ma il frutto più importante di questi: la scoperta, detta invenzione, della Croce su cui Cristo era morto. Su questo ritrovamento s’innesterà poi, soprattutto nel periodo medievale, un materiale leggendario sul lignum crucis, che è uno dei più fascinosi e misteriosi miti cristiani.
La storia si trova narrata nella Leggenda aurea di Jacopo da Varagine che la raccoglie da altri. Dice che Elena, giunta a Gerusalemme, chiese alle autorità se conoscevano il luogo nel quale si trovava la Croce della Passione di Cristo. Solo un tale di nome Giuda lo sapeva e fu costretto a rivelarlo calandolo senza cibo in un pozzo. Si scavò nel luogo indicato dove vennero fuori tre croci che furono esposte nella piazza di Gerusalemme. Ora avvenne che passò di là un funerale e Giuda suggerì di porre sulle tre croci il cadavere. Deposta la salma sulla prima croce non accadde nulla, così quando si provò sulla seconda, ma sopra la terza il morto riprese vita e si conobbe quale fosse la Croce di Cristo.
Fu ancora Giuda a ritrovare anche i chiodi della Crocifissione. La loro destinazione è controversa, ma la più nota è che Elena con questo ferro fece fare un morso per il cavallo di Costantino e un diadema, che oggi si vuole sia la Corona Ferrea. La stessa Leggenda Aurea suggerisce altre destinazioni per i chiodi, così come per quello che riguarda la Croce, della quale la stessa Elena avrebbe preso una parte per portarla al figlio, collocandola nella basilica romana fatta da lei innalzare. Il resto, racchiuso in una teca preziosa, fu lasciato a Gerusalemme. Secondo un’altra tradizione la Croce rimase intera a Gerusalemme.
Legato sempre alla legenda ci dirigiamo presso il battistero di San Giovanni che lega sempre la storia a Elena
leggenda romana della seconda metà del secolo V, recepita dal Liber pontificalis.Eusebio di Cesarea, lo storico della Chiesa, racconta che Costantino fu battezzato in punto di morte presso Nicomedia (oggi Ismid) mentre Sant’Elena, madre di Costantino, secondo Giovanni Diacono, sarebbe stata battezzata nel Battistero Costantiniano che avrebbe arricchito con quanto Tito e Vespasiano avevano sottratto al tempio di Gerusalemme.
Sergio III (904-911) restaurò il Battistero, che dai tempi di Stefano IV (816-817) era fatiscente, mise in opera le otto colonne di porfido -inutilizzate dall’imperatore Costantino- alte metri 6, 3 su basi di travertino con capitelli corinzi a sostegno dell’architrave di marmo bianco (epistylià) ottagonale, recante su ogni faccia un distico del pontefice sul sacramento del Battesimo. Appare certo che il pontefice abbia trasformato la pianta circolare originale in ottagonale con pronao, delimitato la vasca battesimale con le dette otto colonne di porfido, ornato la volta con mosaico ed inciso sull’architrave ottagonale i suoi versi sulla dottrina del Battesimo. L’accesso più antico era a sud ed era, probabilmente, quello aperto -nella parte interna dell’attuale zona extraterritoriale- dalla ristrutturazione di Sisto III (432-440). San Leone Magno restaurò l’ambiente battesimale rovinato dai Vandali di Genserico nel 455. Anastasio IV (1153-1154) aggiunse nel pronao due colonne di porfido di metri 7,20 e di metri 7,28 tuttora visibili -di cui quella di sinistra di marmo bianco ha basi e capitelli d’ordine composito- sorreggenti un moncone di architrave romano ed un reliquato di parasta scanalata.
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